Cosa sono i Fab Lab

Se pensate che in Italia ci sia rimasto poco da fare di veramente nuovo, vi assicuro che siete lontanissimi dalla realtà.
Anzi, potrei tranquillamente sostenere che ci troviamo solo all'inizio di una vera e propria rivoluzione cominciata in sordina qualche anno fa , ma che si sta rapidamente diffondendo in maniera virale (come accade per tutti i grandi cambiamenti epocali).
Sto parlando dei FabLab, che non sono Laboratori Favolosi, come all'inizio pensavo bensì le iniziali di "Fabrication Laboratories".
Il papà dei FabLab, Neil Gershenfeld, li pensò come luoghi in cui si potevano fabbricare oggetti personalizzati in completa autonomia, grazie all'uso di strumenti semplici, quali un laser cutter, una fresa a controllo numerico, ma soprattutto stampanti 3D, che grazie a a semplici schede elettroniche e a microprocessori sono in grado di trasformare un semplice progetto virtuale in un oggetto vero e proprio, annullando tutti i costi tipici del prototipo.

La rivoluzione passa attraverso la combinazione magica (o fab...ulous, se preferite) di ben 4 diversi fattori, che raramente nella storia si fondono in simili imprevedibili sinergie:

Il primo di questi è il concetto di Glocal, ovvero del bisogno di tornare ad un approccio che valorizzi il territorio (Local) salvaguardando i vantaggi che oggi internet offre di essere visibile in ogni parte del globo terracqueo (Global). Il Glocal piace a tutti, perché soddisfa le esigenze ecologistiche, i sognatori della decrescita felice, gli smanettoni del web, il desiderio atavico di condividere la vita all'interno di un gruppo e per certi versi sopperisce alla crisi energetica che deriverà dal "peak oil" (senza che cerchiate su wikipedia, è semplicemente la fine imminente dei grandi giacimenti di petrolio).
Quindi il Glocal è il primo ingrediente.

Il secondo è la crisi manifatturiera tradizionale, ad opera non solo dei cinesi, ma anche di un'imprenditoria italiana sempre più debosciata, oltre che martoriata da burocrazia, tasse e blablabla.
Oh, lo so che non è politically correct, ma dobbiamo dire le cose come stanno. Le PMI italiane sono rimaste ferme agli anni '80 e la proporzione di imprenditori illuminati è, con una botta di ottimismo, circa 1 su 100. Gli altri sono tutti decotti, con la loro brochure nuova, il venditore rubacchiato al concorrente ed il prodotto innovato l'ultima volta nel 1976 grazie ad un'intuizione del nonno... eh, quando c'era lui in produzione era tutta un'altra cosa...

Poi c'è un terzo fattore, che manco io conoscevo prima di addentrarmi in questo favoloso mondo dei FabLab, che si chiama Arduino. Non chiedetemi tecnicamente di cosa si tratta perché su queste cose sono ignorante come una capra, ma da quel che ho capito è una scheda "open source" che ha permesso di creare tanti bei giocattolini a costi ridotti, tra cui le mitiche stampanti 3D.

Il quarto ingrediente, da non sottovalutare, è una vagonata di creativi, ragazzetti svegli, designer, universitari, cazzeggiatori e piccoli geni che si stanno radunando in ogni parte del mondo per aprire altri FabLab (pare stiano superando il numero di 300, ma la crescita è davvero velocissima), tra cui quelli italiani a TorinoPalermo, Firenze, Reggio Emilia, Bologna, Milano, Napoli, Roma, Genova, Pisa, Borgomanero,Trento, Modena e probabilmente da molti altri che purtroppo non conosco direttamente.

Ai soliti disfattisti potrebbe sembrare una cosina da niente, ma mi è bastato dare un'occhiata ai nostri amici più svegli (gli ammerigani) per notare una notiziola alquanto interessante: Obama ha deciso di investire un miliarduzzo di dollari sul manifatturiero hi-tech, finanziando proprio laboratori sullo stile FabLab (ne verranno inaugurati 15). Se vi sembro esagerato e non vi fidate di me leggetevi tutto l'articolo del Sole24h.
Capite bene che se gli USA investono in questo settore, senza avere la nostra tradizione e creatività, sarebbe davvero da folli non puntare noi per primi su un modello destinato a scardinare molti dei paradigmi legati alla produzione semi-industriale e manifatturiera.
Purtroppo il limite che io intravedo è solo di tipo organizzativo. Ovvero sta mancando un business model facilmente duplicabile che possa agevolare non tanto la nascita, quanto la crescita stabile dei FabLab sul territorio e, perché no, in ogni città italiana. Se alla fantasia a briglia sciolta uniremo anche un rinnovato approccio imprenditoriale avremo davvero trovato la chiave di volta per rilanciare a livello internazionale il nostro Paese.
Significherebbe un nuovo Rinascimento che nasce dal basso, con la possibilità di vendere anche on line i propri prodotti (come già fanno alcuni, tipo BuruBuru), in un connubio che potrebbe (e dovrebbe) unire artigianato locale e manufatti hi-tech, creati anche (ma non solo) con stampanti 3D.
I Cinesi verrebbero spazzati via nell'arco di tre anni, perché se un macchinario è duplicabile, di certo non lo è la creatività di migliaia di ragazzi che si scambiano idee e imparano costantemente gli uni dagli altri.

Che dire di più? Io ho deciso di fare "all-in" sui FabLab. Chi si fida mi segua!

20 commenti:

  1. Ciao Fabrizio,
    hai avuto un ottima idea a parlare di Fab Lab. Soprattutto in ottica di sviluppo imprenditoriale. Anche io sono interessato a partecipare a questo progetto, posso rivolgermi a te?
    Grazie.

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    1. Ciao Giorgio,
      il mio obiettivo è creare una sinergia a livello nazionale tra tra mondo imprenditoriale e FabLab, in modo che ci possa essere uno sviluppo più rapido di questo fenomeno ed uno sbocco di crescita anche economica per chi ne fa parte. Se sei interessato a darmi una mano in questo senso contattami in privato e ti fornirò ulteriori informazioni.
      A presto

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    2. Ciao Fabrizio,
      concordo con la tua idea,e vorrei saperne di più, come posso far parte di questo progetto.
      Grazie a presto
      Giovanni
      giovanni.p78@alice.it

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    3. Ciao Giovanni, scrivimi in privato di cosa ti occupi: f.cotza@all-winners.it.
      A presto.

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  2. Buongiorno Dott.Cotza,
    ho trovato molto interessante questa Sua iniziativa e vorrei capire se c'è la possibilità di integrarla con un grosso progetto che sta partendo sull'area di Vicenza e che potrebbe trovare interessanti sinergie con quanto da LEi efficacemente descritto.
    Se preferisce Le scrivo in privato i dettagli.
    Cordiali saluti.
    S.G.

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    1. Ho ricevuto la Sua mail, grazie. Molto interessante. Le risponderò via mail.

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  3. Hai scritto bene, Il vero problema è passare non tanto "da zero a Maker", cosa che i FabLab stanno facendo molto bene, ma "da Maker a Market", argomento che abbiamo discusso con Dale Dougherty a Maker Faire e che vede anche lui molto interessato in questo sviluppo. L'esperienza che abbiamo avuto con la community degli artigiani tecnologici è da replicare e da condividere in ogni fablab. Parola d'ordine per il 2014 "dalla community alla comunità". Si parte!

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  4. Buongiorno Sig. Cotza,
    le scriviamo perché riteniamo molto interessante quanto lei ha riportato in questo articolo, vorremmo approfondire e saremmo molto interessati a sviluppare progetti in questo ambito. Come possiamo fare per avere maggiori informazioni?
    Grazie.

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    1. Venite a trovarci il 29 Ottobre al www.winnergroup.it
      Parleremo proprio di questo. Per iscrivervi inviatemi una mail a info@winnergroup.it

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  5. Secondo me sei ancora un po lontano dalla realtà, ci sono dentro questo settore, e sono a conoscenza che esistono macchine che stampano oggetti, in metallo in oro in carta ed in tantissimi materiali, ma purtroppo queste macchine costano tantissimo, mentre le macchine di cui spesso si parla sono quelle che si possono costruire seguendo il progetto reprap, e vi assicuro che rimarrete delusi da quello che stampa, perchè questa macchina non replicare oggetti seriali ma serve a creare prototipi di studio ( leggere introduzione al progetto reprap), potrei dilungarmi a dismisura sul tipo di macchie costi materiali ecc ecc, ma mi fermo perchè sono solo molto incuriosito da come tu pensi possa essere una svolta positiva e come pensi si possa monetizzare inserendosi in questo mercato?

    gRazie attendo la tua risposta

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    1. Ciao Alessandro,
      la metafora che io uso è questa: ci troviamo nella stessa fase in cui eravamo negli anni '80 rispetto ai pc. Quando io comprai il primo 286 pagai un botto e venni visto come un folle. Sappiamo come è andata a finire e che evoluzione c'è stata da allora. Ritengo che la stessa cosa accadrà per le stampanti 3D. Sono in contatto diretto con chi le produce e mi confermano che i progressi sono velocissimi, anche da un mese all'altro. Di conseguenza anche i costi sono destinati a calare rapidamente. Lascio a te le conclusioni...

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    2. Buona sera,
      dove posso acquistare una di queste stampanti 3D in italia?

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    3. In molti posti, ma io consiglio Roland o WASP.

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  6. Ciao Fabrizio,
    ho appena letto un tuo articolo di settembre che parla di FabLab e mi sono un po immedesimato....
    Sono un ragazzo di 30anni che lavora come tecnico elettronico in una ditta di automazioni, a Ottobre ho conosciuto Arduino e di conseguenza le stampanti 3D: in quel momento è nata la mia passione e dopo aver acquistato la prima GalileoNext da Kentstrapper di Firenze, ho costruito subito una replica e da lì ho iniziato a divagare tra costruzione e implementazione macchina, prove di scannerizzazione con kinect, prove di fresatura con dremmel e via così.... In questo periodo ho incominciato la costruzione del mio nuovo progetto: una "Multy-RepRap" che possa fare sia stampa in 3D che fresatura e taglio-incisione laser.
    Questa è la mia breve esperienza nel campo, la quale mi ha fatto iniziare a pensare all'apertura di un piccolo "fablab" dove posso coinvolgere e farmi aiutare da altre persone con le mie stesse passioni, nello sviluppo e ricerca di questa tecnologia che per me rappresenta il futuro.
    Leggendo articoli e forum in internet mi sono venuti un po di dubbi: un fablab è un'azienda o è un'associazione aperta a tutti?
    Io pensavo a un'associazione aperta a tutti che magari puo essere finanziata dal comune dove vivo come attività sociale o simile.....ma mi sembra di leggere che un FabLab a dei costi elevatissimi e se ne parla come fosse un azienda.
    Volevo quindi che mi illuminassi un po sull'argomento e magari se puoi suggerirmi come fare, che strada prendere.....
    Io dedico moltissimo tempo a alla stampa3D e alla progettazione/costruzione di nuove macchine o progetti attinenti, la sera e nei weekend, e mi chiedevo se esiste la possibilita di creare una comunità nel mio paese dove si ci ritrova per fare esperienza e raggiungere nuovi obbiettivi con la collaborazione di un gruppo. Però immaginavo a un'associazione senza scopo di lucro, finanziata dal comune/provincia/regione o da chi vuole partecipare.
    Anche aprire un'azienda mi piacerebbe ma visti i tempi che corrono e il fatto che io, fortunatamente, ho un lavoro bello e sicuro, mi spaventa un po....

    Grazie dell'attenzione

    Cordiali saluti

    Marco
    marco_lum@hotmail.com

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    1. Ciao Marco,
      ultimamente ricevo molte domande simili alla tua, quindi ne approfitto per chiarire qualche concetto ma anche per suggerire la mia idea di FabLab.
      Un FabLab tradizionale di solito viene aperto col duplice ruolo di creare cose, ma anche di offrire alla comunità un luogo aperto e gratuito per chi si vuole avvicinare a questo mondo, motivo per cui spesso le istituzioni locali finanziano interamente o in parte il FabLab. L'apertura al pubblico di solito è in alcune giornate predefinite e concordate appunto con chi ha contribuito economicamente.
      Ci sono poi dei FabLab "privati", in questo caso non c'è l'obbligo di rendere disponibile il posto e le attrezzature anche ad altri, ma l'approccio rimane comunque (o dovrebbe rimanere) "inclusivo". Come sappiamo i concetti di rete e di "open source" sono proprio quelli che hanno contraddistinto sin dall'inizio i makers.
      Personalmente ritengo che anche i FabLab debbano evolversi, ovvero che debbano aprirsi maggiormente al business per diventare autosufficienti e per fornire un servizio alle PMI a cui spesso manca un ufficio dedicato alla ricerca e sviluppo.
      Quello che sto facendo è trasferire dei veri e propri progetti dalle aziende ai FabLab, affinché questi due mondi si auto alimentino sempre di più a vicenda.
      Per questo però serve dare ai FabLab un'impostazione che sia anche imprenditoriale, e che tenga quindi conto di tanti fattori trascurati, quali l'organizzazione interna, la pianificazione finanziaria o l'approccio commerciale. Altrimenti diventa un luogo di creativi e smanettoni che però non porta a nulla di concreto, se non il piacere di fare delle cose per se stessi (che sarebbe l'approccio originale e più "puro" del FabLab).
      Quindi per risponderti: si parte come sempre da un'idea chiara, da un business plan e da una strategia. Ci si chiarisce, in poche parole, che funzione deve avere il FabLab che vogliamo aprire. In base a quello si fanno i passi seguenti.
      Il mio contributo è trasformare un FabLab classico in un qualcosa di produttivo e possibilmente redditizio.
      Quindi se ti dovesse servire la mia consulenza sono qui.
      In bocca al lupo e a presto.

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    2. Salve fabrizio leggere il tuo Blog e' davvero un arricchimento.Ho letto i tuoi articoli riguardo i Fablab e facendo ingegneria mi sono incuriosito, mi chiedevo quali devono essere le conoscenze tecniche per aprire un fablab e qual è la spesa minima da sostenere per fare qualcosa di serio.
      grazie
      francesco

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    3. Buongiorno Francesco,
      le conoscenze tecniche possono variare a seconda del tipo di prodotti che intendi sviluppare, ma in generale devi avere competenze di gestione aziendale per portare avanti il progetto. Come investimento mediamente ci si aggira sui 20-25 mila euro.
      A presto.

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    4. Salve, gentilmente desidero sapere come si può fare parte di questi fablab!? Ci sono possibilita' di inserimento!?? Bisogna avere conoscenze specifiche per quanta riguarda il sistema cad-cam!?? Grazie...

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    5. Devi contattare i FabLab già presenti nella tua città e chiedere direttamente a loro. Li puoi trovare con una semplice ricerca su Google.

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it