Tu vuo' fa' l'ammerigano.

Il classico atteggiamento delle persone prive di una propria identità è quello di tentare di "assomigliare" a qualcun altro, finendo per scimmiottarlo in maniera penosa e grottesca.
Lo si fa con i personaggi famosi, quando si tenta di copiarne il "look" oppure con le persone più carismatiche vicino a noi, delle quali assumiamo a volte la parlata oppure i modi di fare.
Quando si osserva questo comportamento negli altri è facile comprendere quanto sia deleterio, ma non sempre siamo altrettanto abili nel vedere lo stesso effetto su noi stessi.

Nel mondo della formazione, per esempio, questo fenomeno ha assunto proporzioni preoccupanti.
L'esempio più eclatante è quello che vede coinvolti tutti i cloni italiani di Anthony Robbins, considerato uno dei più carismatici speaker motivazionali.
Ricordo di essere rimasto allibito, anni fa, nel vedere un video-corso di un famoso formatore italiano, il quale non era altro che la replica perfetta (lacrima finale compresa) di un intervento del buon Robbins. Ovviamente i "seguaci" di questo clone hanno pensato bene di fare lo stesso, in catene invisibili di Sant'Antonio, in cui ad ogni passaggio la caricatura diventa sempre più imbarazzante.


Spesso il guru di riferimento è straniero, meglio se americano, poiché i nostri complessi di inferiorità come italiani hanno sortito anche questo effetto. Se un "forestiero" viene qui da noi a dire con grande enfasi che "i rapporti interpersonali sono fondamentali nella vendita", che "devi crearti una nicchia in cui distinguerti dai concorrenti" o che "per diventare ricco devi cambiare il tuo approccio mentale", può tranquillamente riempire i palazzetti di osannanti fans in preda a deliri orgasmici (lo ammetto pubblicamente, quando vado a questi eventi formativi mi diverto a vedere il pubblico, più che il "guru". Sono malato, lo so).
Per carità, molti di loro sono dei fenomeni nel public speaking e nella comunicazione manipolativa, ma se tu, novello formatore, pensi di ottenere lo stesso risultato ripetendo solo i concetti a memoria e tentando di imitare lo stesso stile motivazional/fuffarolo, beh, amico mio, sei davvero fuori strada.

Questo atteggiamento purtroppo è l'effetto della distorsione di un concetto che proviene dalla Programmazione Neuro Linguistica (di cui non sono un grande sostenitore, per svariati motivi che qui non sto ad elencare), ovvero il concetto di "modeling" (ovvero "modellamento", ma ovviamente se lo dici in inglese fa più "personaggio esperto"). Questo concetto, se davvero compreso, ha una sua validità. Poiché ti dovrebbe portare ad osservare le azioni di chi ottiene un determinato risultato, finendo per comprendere in maniera sia analitica che istintiva l'essenza (o la struttura) che sta dietro ad una determinata prestazione. Per certi versi è quella "competenza tacita" che si trasmette lavorando tanto tempo a fianco di qualcuno, il quale non avrebbe mai potuto descriverti a parole "come fa le cose" (dovrei parlare anche dei neuroni specchio, ma non voglio complicarvela).

Ebbene, molti formatori sono rimasti davvero "vittime" di questo concetto, finendo col muoversi o parlare tutti allo stesso modo. I miei preferiti sono quelli che seguono questo modello:
- gambe leggermente divaricate, piedi che puntano verso l'esterno (per far sentire "accolto" il pubblico)
- gestualità robotica di braccia e mani, con segnali non verbali stereotipati (tipo il gesto dell'ok o il pugno che sbatte sul palmo della mano per rinforzare un concetto).
- frasi tipo "sarai d'accordo con me che...", "quello che scoprirai guardando questo video", "ti rivelerò il segreto che...", "se vuoi essere tra i pochi che..."
- sguardo bello dritto, voce impostata e sicura, movimento in avanti del corpo di persona che sa il fatto suo.
Tutto questo in un tripudio di banalità pseudo persuasive per casalinghe frustrate in cerca di riscatto.

Se un giorno vorrete farvi due risate cercate qualche video su youtube di famosi predicatori televisivi americani (il mio preferito è un certo Benny Hinn, da non confondersi con il famoso comico Benny Hill, anche se...).
Ebbene, ci troverete le stesse modalità "ammerigane" di tanti vecchi, nuovi o riciclati (ovvero "finti nuovi") personaggi del variegato mondo formativo italiano.
Modalità che, tengo a ribadirlo, non sono sbagliate in quanto tali, ma diventano ridicole, inutili o addirittura pericolose quando adottate da semplici imitatori privi di identità, ma posseduti da ego spropositati, che li portano a definizioni autoreferenziali imbarazzanti, tipo "l'unico vero esperto di supercazzole in italia", "il primo metodo che funziona veramente e non ti fotte", "il più grande formatore di gonzi in Italia"...

Ora, diciamolo chiaramente, c'è un Azzok in ciascuno di noi, che ci porta a voler indossare la maschera del guru superfico e migliore di tutti (per chi non conoscesse Azzok, questa è un'autocritica).
L'importante è sapersi anche prendere un po' in giro, svestire i panni del personaggio e ricordarsi di essere orgogliosamente Italiani, a differenza degli italioti che si vergognano di esserlo ma poi ne assumono i peggiori atteggiamenti.
Ritengo che da Italiani abbiamo molto da insegnare agli altri, risultando addirittura più efficaci rispetto alla pantomima di un predicatore americano: la creatività rispetto allo stereotipo, la naturalezza invece del robotismo, la battuta sincera piuttosto che la finta frase emozionale.
Si tratta di valorizzare quello che siamo, invece di cercare sempre fuori la "soluzione".
Il che dovrebbe essere alla base di qualunque approccio umano, in particolar modo di coloro che si prendono la responsabilità di aiutare gli altri a migliorarsi nella loro vita personale o professionale.

Augh!


8 commenti:

  1. Ahi Ahi Cotza... mi sa che con questo articolo si attirerà l'odio di molti colleghi :)

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    1. Tu dici? Io invece mi auguro che possa dare il via ad un bel confronto aperto tra di noi, il che non guasterebbe.

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  2. Io non penso che sia questione di italiano o americano, è la professionalità che fa la differenza. Anche sulle tecniche potremmo discutere a lungo, nel senso che chi è alla fine che può valutare se è giusta o no? Ciascuno fa quello che gli pare poi se al pubblico non piacciono smetteranno di seguirlo, mente se lo seguono vuole dire che a loro sta bene. Tutto è relativo.
    Saluti.

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    1. Cinzia, neppure io penso che sia una questione di nazionalità, e mi spiace se è arrivato questo concetto. Ne faccio invece una questione di identità, nella formazione come nella vita generale. E' lo scimmiottare che non condivido, perché svalorizza sia chi lo fa che chi viene imitato. Se una persona tenta di essere chi non è ottiene molto meno che valorizzando i propri talenti. E se parliamo di diversità, di nicchia, di unicità e poi alla fine ci si riduce a fare tutti le stesse cose, allo stesso modo, beh... si rischia di diventare anche incoerenti rispetto a ciò che si insegna agli altri, non credi?

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  3. Parole sante. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dire certe cose uscendo dal gregge. Non ti conoscevo ma da oggi ti seguirò assiduamente!

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    1. Grazie Marina, anche se non mi sembra di aver fatto affermazioni così coraggiose. Con tanti bravi colleghi formatori condivido da tempo questo punto di vista, a prescindere dalla "scuola di pensiero". In pochi (per fortuna) sono ancora attirati dalle camminate sulle braci ardenti o dallo stile iper motivazionale "io sono ok, tu sei ok". La crisi ha portato le persone a cercare cose concrete, applicabili da subito e che diano risultati tangibili.

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  4. Quando mi arriva in azienda uno di quei venditori fatti a stampino che cominciano con le loro domande stereotipate, tipo... da quanto avete la sede qui?..... come è nata l'azienda?.... come vede questa crisi?... per me sono già già bruciati. Se poi sono pompati da quei corsi motivazionali rasentano il ridicolo......
    Giampaolo R.

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it